La Tenuta Fontanafredda racchiude tra i suoi possedimenti storie appassionanti che la famiglia Farinetti ha saputo salvare e valorizzare. Una visita che ti consiglio di cuore.
Visitai la prima volta la Tenuta Fontanafredda tanti anni fa insieme ai ragazzi – oggi meno ragazzi e più all’apice – di Slow Food, in una serata in cui si svolgeva la cena sociale della cantina. Tra brindisi, canti e balli piemontesi ne rimasi da subito stregata.
A quei tempi era ancora di proprietà dei Monti di Paschi da Siena. Ma di lì a pochi anni, con diversi passaggi intermedi, la Tenuta diventò di proprietà della famiglia Farinetti ed entrò nell’orbita del pianeta Eataly.
La storia della sua nascita è avvincente e strettamente legata alla storia del nostro paese, dai Savoia ad oggi. Il libro di Anna Sartorio e Lorenzo Tablino (a cui rimando per approfondire ulteriormente), la racconta benissimo con ricchezza di aneddoti e foto.
LA STORIA DELLA TENUTA FONTANAFREDDA
I SAVOIA
Nel 1858 con un “atto di comando del regio delegato” al comune di Serralunga d’Alba, Vittorio Emanuele II Re di Sardegna acquistò i terreni di Fontanafredda. Era una semplice frazione, una sottozona con straordinaria esposizione e poco più. Fu il Re ad iniziare la costruzione delle cantine, della Villa Reale, a piantare i primi vigneti, finanziando i lavori con il suo patrimonio privato.
Il sovrano donò due anni dopo la tenuta a Rosa Vercellana (detta “la Bela Rusin”, popolana e figlia di un tamburo maggiore di sua maestà) e ai loro figli morganatici (figli naturali che non potevano entrare nella dinastia reale in quanto da madre non nobile) Emanuele Alberto e Maria Vittoria. Rosina divenne così “Contessa di Mirafiore e Fontanafredda”. Si narra che il dono avvenne come contropartita delle innumerevoli scappatelle del Re, su cui Rosina era solita astutamente “chiudere un occhio e forse due”!.
L’attività commerciale cominciò solo vent’anni dopo, nel 1878 (anno di morte del Re), grazie alla passione e alla lungimiranza del figlio Emanuele, che si dedicò al vino con un approccio assolutamente moderno.
L’opera di Emanuele Alberto di Mirafiore fu fondamentale per trasformare il villaggio in un azienda agricola modello con una cantina dotata di tutte le tecniche più avanzate e moderne per la produzione del vino.
Organizzò una fitta rete di promozione e vendita dei suoi vini e ottenne le prime onorificenze del Barolo su mercati esteri (da Bruxelles a Chicago!). Creò intorno alla tenuta un borgo che forniva ai contadini alloggio, educazione scolastica e religiosa. Alcuni di essi diventarono dei veri patriarchi del mondo del vino.
L’eredità venne presa in mano dal figlio Gastone e la moglie Margherita Boasso Sella che portarono Fontanafredda ai massimi splendori. Nel 1915 si contavano 200 dipendenti – più le loro famiglie – che potevano usufruire di scuole, del forno, della chiesa, del circolo ricreativo e a cui venivano versati i contributi.
LA GUERRA E IL DECLINO
L’arrivo del primo conflitto mondiale unito all’opera scellerata di speculatori, faccendieri e soci di dubbia capacità ne segnò definitivamente il declino nel giro di pochi anni. Nel 1930 viene dichiarato il fallimento.
LA RINASCITA
Nel 1932 il Monte dei Paschi di Siena si aggiudicò all’asta fallimentare la tenuta. Con passione e tenacia, nonostante la seconda guerra mondiale, la banca senese riuscì a far tornare produttiva l’azienda grazie al caparbio lavoro dell’enologo Giuseppe Brassano prima e poi di Vittorio Ferro. Quest’ultimo conquistò il mercati esteri grazie a nuove infrastrutture, tecnologie, acquisto di uve di alto profilo e investimenti pubblicitari.
Nel 2008 Fontanafredda viene ceduta a una cordata di cui la Fondazione Monte Paschi di Siena era capofila (e Farinetti socio). Solo 10 anni dopo, la Tenuta è tornata definitivamente in mani piemontesi.
LA VISITA A FONTANAFREDDA
Visitiamo insieme il Villaggio Fontanafredda ?
LA VIGNA MAGICA
Lasciata l’auto nel grande parcheggio all’ingresso troverete davanti a voi una VIGNA MAGICA.

All’inizio di ogni capofila del vigneto Ferdinando Gallo ha scolpito una serie di pietre antropomorfe, per celebrare una delle più profonde espressioni dell’arte popolare e del pensiero magico delle campagne di Langa. I simboli del mondo magico – talismani, incantesimi, pietre – venivano infatti normalmente utilizzati dal mondo contadino per combattere le calamità.

LA FONDAZIONE E. DI MIRAFIORE
Dopo la vigna si entra nel borgo dove incontrerai subito la parte più moderna della tenuta, che ospita la FONDAZIONE E. DI MIRAFIORE. Al’interno un teatro con una cartellone di incontri gratuiti strepitosi, una bottega dove acquistare i prodotti del mondo Eataly, una libreria dedicata ai valori fondanti della convivenza democratica e civile (legalità, informazione, integrazione, bellezza, terra, memoria, futuro, polis, lavoro, salute, armonia + uno scaffale dedicato alla buona agricoltura), un’osteria aperta da colazione a merenda.



Davanti a voi vedrete gli edifici che ospitano le CANTINE STORICHE e PALAZZO MADAMA (adibito fin dal 1919 ad abitazione del personale aziendale, ancora oggi qui vivono le famiglie di alcuni dei lavoratori).

LA CHIESETTA
Costruita nel 1906 al posto del forno del villaggio viene aperta ancora oggi in occasione delle festività.
VILLA REALE (Villa Contessa Rosa)
Ospita oggi la Foresteria delle Vigne e il ristorante stellato Guido
I GRANDI ALBERI DI VITTORIO EMANUELE
A quei tempi i ricchi si distinguevano per le piante pregiate ed esotiche nei propri giardini. Tutte le piante sono censite con un’insegna indicante specie/storia/ provenienza. Spettacolari sono il Ginkgo (1870), l’Abete Greco (1858), il Cedro Argentato dell’Atlante (1959) e il Cedro dell’Incenso (1870).
IL LAGHETTO E LA SORGENTE FREDDA
Già segnalato in una mappa del 1850, il lago era probabilmente di dimensioni minori rispetto a quelle attuali essendo alimentato in parte dalla sorgente fredda (già segnalata nei documenti catastali nel 1700) che dà il nome al villaggio. Si narra che i tartufi che si potevano trovare intorno al lago fossero di dimensioni enormi!
IL GRILL GARDEN DELL’AGENZIA
Una struttura (di recente costruzione) in acciaio e vetro, utilizzata in particolar modo per gli eventi.
LA GHIACCIAIA
Fu costruita nel 1881 e utilizzata per conservare cibo e vino con la neve prelevata dalla cima della collina. Fu utilizzata in seguito per produrre spumanti e in particolare per effettuare la rifermentazione in bottiglia. Si narra che i bambini, liberi di scorrazzare per la tenuta e infrangere divieti, venissero qui di nascosto a rubacchiare le cibarie lasciate a stagionare.
IL BOSCO DEI PENSIERI
Un percorso di meditazione in mezzo all’ultimo bosco rimasto intatto in Bassa Langa (esposto a Nord-Est) e ai vigneti della tenuta. Un luogo che amo particolarmente, soprattutto all’alba, a cui ho dedicato un post a a parte.

Oggi chi vuole dormire in questo posto straordinario può fermarsi nella Foresteria delle Vigne o in una delle 20 stanze ad ambientazione letteraria dell’albergo La Casa dei Conti di Mirafiore.
L’ingresso dell’albergo


Dal 2020 si potrà dormire (con tanto di Spa) anche nella Cascine La Rosa e Cascina Galarei (che sorgono sulla sommità della collina): la prima avrà 12 camere, la seconda 14.

Le 4 strutture così completate faranno parte del più ampio progetto di costituzione dell’Albergo Diffuso “Le Case dei Conti Mirafiore” all’interno della tenuta. L’obiettivo è quello di raggiungere il traguardo (oramai vicino) dei 100 mila visitatori l’anno.