Wimu Museo del Vino è un vero gioiello: lo spettacolare allestimento celebra il vino e la storia del territorio.
IL CASTELLO
Maniero militare (X secolo), poi residenza nobiliare e infine scuola: la storia del Castello di Barolo segue le vicende della Famiglia Falletti (dal 1325). Nelle sue stanze sono passati alcuni protagonisti del Risorgimento italiano: Silvio Pellico – amico dei marchesi e responsabile della biblioteca del castello – e Camillo Benso. Qui è nato il vino Barolo.

Gravemente danneggiato con i saccheggi delle guerre del 1500, vede il suo periodo d’oro come residenza di campagna (Palazzo Barolo a Torino era quella ufficiale) dei Marchesi Carlo Tancredi Falletti e di sua moglie Juliette Corbert, più nota come Giulia di Barolo. Di nobilissima famiglia francese, la Marchesa di Barolo giunse in Piemonte nel 1814, a 28 anni. Forte di una vasta istruzione e una solida educazione religiosa, dedicò la sua esistenza ai più deboli. Fu proprio l’illuminata e colta Juliette a comprendere – grazie all’aiuto dell’enologo Louis Oudart – le grandi potenzialità del vino prodotto a Barolo e la necessità della fermentazione e affinamento in botte.
Incuriosito dalla fama del nuovo vino, il re Carlo Alberto chiese alla Marchesa di poterlo assaggiare. 325 carrà (botti) di Barolo – una per ogni giorno dell’anno, esclusi i 40 della Quaresima – giunsero così a Palazzo Reale su carri trainati da buoi, attraversando il centro di Torino tra lo stupore dei cittadini. Il Barolo fece così ingresso alla corte sabauda, diventando il “Vino dei Re“.

Alla morte della marchesa nel 1864 venne istituito il Collegio Barolo per fornire istruzione ai ragazzi più poveri della zona. Nel 1970, dopo un periodo di abbandono, venne acquistato dal Comune di Barolo grazie a una sottoscrizione a cui contribuirono cittadini, aziende, ex-allievi. Dedicato negli anni ’80 a Enoteca Regionale e Istituto Alberghiero, viene finalmente trasformato negli anni 2000 nel museo speciale che possiamo visitare dal 2010. Fa parte della Barolo&Castles Foundation.
IL MUSEO DEL VINO
Frutto dell’estro di Francois Confino (autore di allestimenti di mostre e musei in tutto il mondo tra cui il Museo Nazionale del Cinema e il Museo dell’Automobile di Torino), non è un luogo dove si apprendono tecnicismi o modalità di vinificazione ma un percorso per approfondire la conoscenza del vino e lasciarsi avvolgere dalla sua emozione. Confino intreccia scienza e poesia per proporre al visitatore il rapporto tra l’uomo e il vino nel corso dei secoli, delle arti, della letteratura.
IL PERCORSO
Il percorso di visita è strutturato come una discesa in profondità nella cultura del vino, con partenza dal terzo piano per raggiungere l’uscita dal piano delle storiche cantine.
TERZO PIANO
Ciò che colpisce da subito è il gioco tra luci ed ombre che accompagnerà il visitatore per tutto il percorso (segno distintivo di Confino anche negli altri due musei piemontesi). Dalla vista su Barolo e colline della terrazza, si scopre fin dalla prima sala che quasi tutte le finestre sono coperte da una pellicola rossa, che contribuirà a concentrarsi sul percorso e renderlo ancora più emozionante.

Su questo piano è la natura ad essere protagonista. Le sale evocano e suggeriscono con giochi di suoni, colori e installazioni.
SECONDO PIANO
Il percorso continua con l’originale racconto della storia del vino, accompagnato da meccanismi che il visitatore stesso deve azionare per svelare l’allestimento: gioia dei bambini, ma anche dei grandi!

Scopriamo così il vino nella fotografia, nella pittura, in cucina, nel cinema, nella musica e nella letteratura, nei miti universali e nelle tradizioni locali.


Molto divertente il “botta e risposta” sulla cucina tra un cuoco moderno e una cuoca tradizionale: dialogano tra loro da due schermi posizionati uno di fronte all’altro.



PRIMO PIANO
Il piano nobile del Castello è un omaggio alle figure dei Marchesi e al loro fondamentale ruolo nella “creazione” del vino Barolo. Conserva gli arredi originali della famiglia Falletti.
Viene ricreato un banchetto da favola con invitati prestigiosi: lo statista Camillo Benso Conte di Cavour, il generale Francesco Staglieno, l’enologo francese Louis Oudart, Juliette Corbert e i personaggi della corte di Carlo Alberto. Un convivio d’eccezione, mai andato in scena: è finzione scenica, sentita dedica.
Guardando la tavola del banchetto si può scorgere in ogni piatto le portate proposte e tutto intorno si vedono e si sentono gli abitanti del posto che raccontano i preparativi della serata.


PIANO SEMI-INTERRATO
Sul piano viene proposta un’emozionante riproduzione di un aula scolastica ottocentesca. Avvicinandosi sembra proprio di entrare in vera classe di quello che fu il Collegio Barolo, grazie agli arredi autentici e alla riproduzione audio della voce del maestro e dei suoi allievi.
CANTINE
Si giunge infine nel cuore del castello, le cantine, che oggi ospitano ancora l’Enoteca Regionale del Barolo. Più di 200 etichette in degustazione e vendita provenienti dagli 11 paesi delle Langhe dove si produce il vino Barolo.
INFO SULLA VISITA
Il museo è visitabile in maniera autonoma o con visita guidata (fine settimana e festivi). La prenotazione è altamente consigliata per via dell’emergenza Covid19.
Per i bambini dai 6 ai 12 anni viene consegnato in biglietteria un kit di gioco (quiz, giochi, oggetti da cercare) che rende la visita ancora più coinvolgente. Ogni seconda domenica del mese Wimu per le famiglie.
IL WILA (WINE LABELS COLLECTION)
Dal 2015 il Museo si è arricchito anche dalla collezione internazionale di etichette da vino e d’uva: 282.000 esemplari – dal 700 ad oggi – raccolti dal prof. Cesare Baroni Urbani e sua moglie Maria. Il WiLa (Wine Labels Collection) è visitabile solo il sabato, la domenica e i festivi (orario 10.30 – 19.00). Dal sito è possibile consultare online tutte le etichette della collezione
Per una sosta prima o dopo la visita, consiglio la Locanda in Cannubi (Barolo) o l’Osteria i Rebbi (Monforte d’Alba, a 10 minuti dal museo).